Secondo Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione europea, nel 2022 il 70,9 per cento dell’approvvigionamento energetico complessivo dei 27 Paesi membri proveniva da combustibili fossili.
Eurostat ha analizzato il rapporto tra la domanda energetica totale di un Paese e la quota di combustibili fossili. Il risultato è in un aumento rispetto al 2021, quando era pari al 69,9 per cento. La pandemia ha fatto finora da spartiacque: dal 1990, il primo anno per cui sono disponibili i dati, fino al 2020, la dipendenza dell’Ue dai combustibili fossili è diminuita dall’82,3 per cento fino al minimo storico del 69,7 registrato nel 2020. Per poi prendere il segno opposto, nonostante un continuo aumento delle energie rinnovabili che però non tiene il passo della contemporanea ripresa della domanda di energia.
Il paese dell’Ue con la quota più elevata di combustibili fossili nell’energia lorda disponibile è Malta (96,1 per cento), seguita da Cipro all’89,3 e dai Paesi Bassi all’87,6 per cento. Solo Svezia (30,4 per cento) e Finlandia (38,3 per cento) hanno quote inferiori al 50 per cento. Al di sopra della media Ue l’Italia, al ventesimo posto su 27. Negli ultimi dieci anni la quota di combustibili fossili sul totale della domanda energetica italiana è diminuita dall’83,4 per cento al 79 per cento. Ma dal 2021 al 2022 è aumentata nuovamente dello 0,7.