A Rimini, in occasione della fiera Key The Energy Transition Expo il Gruppo E-mobility di ANIE Confindustria ha organizzato il workshop “L’infrastruttura di ricarica che verrà” con l’obiettivo di fare il punto sullo stato dell’infrastruttura di ricarica in Italia e le sue evoluzioni future.
L’evento, che ha catalizzato l’interesse di numerosi visitatori, ha visto in apertura l’intervento di Omar Imberti, Coordinatore del Gruppo E-Mobility di Federazione ANIE. Il Gruppo, composto da una settantina di aziende, opera per promuovere lo sviluppo della mobilità elettrica e affrontarne le tematiche tecniche e strutturali; sensibilizzare le istituzioni sulle tematiche legate alla mobilità sostenibile e raggiungere il completamento di un sistema normativo omogeneo, ufficialmente riconosciuto per i singoli apparati e componenti.
Dati alla mano, ogni italiano guida in media per circa 1 ora e 15 minuti al giorno (lasciando ferma l’auto per quasi 23 ore al giorno), percorrendo 41 km a una velocità di 29,5 km/h. In totale, sono poco meno di 12.000 km all’anno. Un uso più che compatibile con i tempi di ricarica e con l’autonomia delle batterie. I punti di ricarica ad uso pubblico in Italia hanno superato quota 50.000 e lo scenario al 2030 vede più che raddoppiare questo numero, secondo i dati presentati a Rimini da Francesco Naso segretario generale Motus. Inoltre, l’Italia ha più punti di ricarica per veicolo circolante del Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia.
L’Italia è però fanalino di coda tra i grandi Paesi europei sulle immatricolazioni delle auto elettriche, in un trend che dovrebbe senz’altro sollevare qualche riflessione. Nei Paesi con cui l’Italia deve ambire a confrontarsi, la market share delle auto completamente elettriche continua a crescere senza sosta, nonostante un mercato complessivo ancora in affanno in tutto il continente.
Il settore dei trasporti è responsabile di circa il 25% delle emissioni europee di CO2. Oltre il 70% (in Italia oltre il 90%) di tali emissioni sono attribuibili al trasporto stradale. Per permettere di raggiungere gli obiettivi sulla riduzione delle emissioni di CO2 fissati dall’Europa, che per l’Italia si traducono in un parco circolante di 6,6 milioni di auto elettrificate (4,3 milioni di elettriche pure e 2,3 milioni di ibride plug-in) entro il 2030, è necessario però valutare anche l’impatto che un simile scenario può avere sull’infrastruttura di rete. Secondo Giuseppe Mauri, responsabile del gruppo di ricerca ICT ed E-Mobility di RSE, l’impatto della diffusione delle auto elettriche sul sistema di generazione è trascurabile anche in uno scenario 100% elettrico. Va valutato invece l’impatto sulle cadute di tensione, risolvibili tramite funzioni di peak shaving. La possibilità di aggregare le ricariche, in corso di sperimentazione presso RSE, permetterà di ottimizzare l’utilizzo della rete elettrica.
Illustrato lo scenario, il convegno ha poi offerto una panoramica sullo stato delle infrastrutture di ricarica. Gli associati del Gruppo E-Mobility di ANIE hanno presentato alcune case history relative ad installazioni di colonnine di ricarica in vari ambiti: Alberto Stecca si è occupato dell’infrastruttura di ricarica privata; Gerald Avondo Bodino della complessità della ricarica aziendale; Francisco Abecasis della tecnologia di ricarica in ambito pubblico/commerciale; Davide Spazian ha esposto infine la situazione del sistema di ricarica in ambito pubblico extraurbano e autostradale.
L’obiettivo è stato quello di illustrare lo stato dell’arte delle tecnologie di ricarica di cui le aziende ANIE sono leader e riferimento per il mercato, mettendo in evidenza le caratteristiche dei dispositivi e le future implementazioni e promuovendo in particolare la tecnologia per applicazioni di massa nel breve futuro.
La mattinata di lavori si è conclusa con l’intervento di Julia Pallé, Vice President Sustainability di Formula E che ha illustrato come i prototipi e le sperimentazioni fatte in Formula E si possono declinare poi in applicazioni reali.