Il 15 gennaio la Commissione Itre (Industria, ricerca ed energia) del Parlamento europeo ha votato a maggioranza a favore dell’accordo raggiunto nel trilogo con il Consiglio sulla direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici, la cosiddetta Direttiva Case Green. Trentotto deputati hanno votato a favore, 20 contro e 6 si sono astenuti. Ora il testo passa alla Plenaria di febbraio.
La revisione della Direttiva Case Green è stata proposta dall’Esecutivo comunitario a dicembre 2021 per alzare gli standard energetici del parco immobiliare dell’Ue, dal momento che gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico europeo e del 36% delle sue emissioni di CO2. Nell’accordo finale i negoziatori hanno ammorbidito parte delle richieste iniziali della Commissione europea per andare incontro alle richieste di Paesi come l’Italia, dove la proposta ha alimentato un’aspra polemica soprattutto per quanto riguarda la parte relativa ai finanziamenti e agli standard minimi di prestazione energetica.
Gli obiettivi intermedi di riduzione dei consumi per il parco edilizio degli Stati Membri saranno del 16% al 2030 e del 20-22% al 2035. Saranno i Paesi membri a fissare, con i loro piani, le modalità per raggiungere questi obiettivi. La direttiva pone, soprattutto, un vincolo: la maggior parte delle ristrutturazioni dovranno riguardare il 43% meno performante del patrimonio edilizio. In questo modo, gli obiettivi non potranno essere raggiunti solo grazie agli immobili nuovi: in Italia sarà data priorità ai lavori su cinque milioni di edifici.
Per quanto riguarda l’abbandono delle caldaie a gas metano nelle abitazioni, la data entro la quale arrivare al bando completo è stata spostata in avanti, al 2040; il termine precedente era il 2035. Non solo. Se gli incentivi fiscali per questi apparecchi saranno cancellati a partire dal 2025, è stato esplicitamente stabilito che sarà possibile dare incentivi ai sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano caldaie e pompe di calore.